La responsabile del laboratorio ICGEB di Biologia Cardiovascolare, dott.ssa Serena Zacchigna presenta su Radio Rai lo studio che ha prodotto un nuovo composto che contribuisce a invertire la fibrosi polmonare.
Nella puntata del 28/12/2021 della trasmissione radiofonica Radar, la responsabile del laboratorio ICGEB di Biologia Cardiovascolare, dott.ssa Serena Zacchigna ha esplorato l’argomento della fibrosi polmonare assieme al prof. Marco Confalonieri, docente di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Trieste e direttore del reparto pneumo-COVID dell’ospedale di Cattinara.
Nel 2017 è stato avviato, tramite un progetto Interreg (transfrontaliero), uno studio traslazionale sulla fibrosi polmonare che è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica CDD Nature. “Abbiamo lavorato con i colleghi sloveni che sono forti nell’analisi dei cosiddetti ‘big data’ per fare degli screening virtuali per trovare nuovi farmaci capaci di bloccare la fibrosi” – spiega la dott.ssa Zacchigna.
“Il rapporto tra il laboratorio e la clinica è fondamentale, come anche la ricerca multidisciplinare”, sostiene il Prof. Confalonieri. “A Trieste abbiamo la fortuna di avere istituzioni di ricerca importanti, come l’ICGEB, che possono dare risposte, spunti e creare nuove vie di terapia per malattie che hanno cure ancora poco soddisfacenti.”

La dott.ssa Zacchigna aggiunge: “All’ICGEB di Trieste da diversi anni abbiamo un laboratorio che svolge ‘high-throughput screening’ (screening ad alta processività) tramite sistemi robotici automatizzati che ci consentono di esaminare l’attività di migliaia di molecole (che possono essere geni o anche farmaci). Siamo partiti da uno screening reale dove abbiamo esaminato l’attività di tutti i farmaci approvati dall’FDA ed EMA per la loro capacità di bloccare l’azione dei miofibroblasti, che sono alla base della fibrosi. I farmacologi ci hanno aiutato a sintetizzare una molecola che soddisfaceva anche tutti i criteri farmacologici, che abbiamo nominato TS1 (come Trieste). Questa molecola è la più efficace di quelle che abbiamo validato in modelli pre-clinici di fibrosi polmonare.”
Il prossimo passo sarà portare avanti il composto creato, migliorare il suo profilo e utilizzabilità – per esempio, valutare se può essere somministrato per aerosol in modo da raggiungere il polmone e non gli altri organi. “Vogliamo vedere anche se possiamo costruire altri composti da utilizzare su altri tessuti (per esempio, per curare la fibrosi cardiaca o epatica)” – conclude la dott.ssa Zacchigna.