Marianna Maculan, Responsabile Relazioni Esterne, spiega come ICGEB supporta la scienza afgana e racconta di due scienziati Afgani a cui ICGEB ha elargito una borsa di studio e di come sono riusciti a raggiungere la sede di Trieste a dicembre.
Nella puntata del 21/12/2021 della trasmissione radiofonica Radar, Marianna Maculan ha dialogato con Daniela Picoi diRai FVG sul momento drammatico che sta attraversando l’Afganistan,uno dei 66 paesi membri dell’ICGEB.

“Nei 20 anni in cui sono state presenti in Afganistan le forze occidentali, la ricerca scientifica del paese è fiorita. Sono state create nuove università, e secondo i dati UNESCO il numero degli studenti universitari è aumentato da 8 a 170 mila, di cui circa il 25% sono donne. Sono state avviate delle collaborazioni internazionali, si sono proliferate le pubblicazioni scientifiche arrivando così a un progresso veloce.”
“Tutto questo è adesso violentemente represso. Le università pubbliche al momento figurano come aperte, ma in realtà non funzionano perché finanziate dal Ministero dell’Educazione Superiore, a sua volta finanziato da fondi occidentali. Questi fondi sono adesso congelati e gli stipendi non vengono pagati da luglio. Buona parte degli studenti – donne, minoranze non Pashtun – non possono frequentare lezioni. Docenti che sono donne e appartengono alle minoranze sono stati licenziati,” – spiega Marianna Maculan.
Prima dell’arrivo dei talebani, in Afghanistan si studiava maggiormente biotecnologia applicata all’agricoltura – infatti, l’interlocutrice politica dell’ICGEB in Afganistan era la Direttrice Generale del Ministero dell’Agricoltura. Dopo i cambiamenti di agosto, è fuggita a piedi in Iran, riuscendo poi ad arrivare in Germania – verrà a visitare la sede di Trieste a gennaio.
Illustrando che l’ICGEB è al servizio dei suoi Stati Membri al livello sia politico che scientifico, la Responsabile delle Relazioni esterne aggiunge che in quanto il regime talebano non è riconosciuto dalla comunità internazionale, il Governo Italiano utilizza il canale multilaterale per continuare i rapporti diplomatici, e in particolare attraverso ICGEB tramite la diplomazia scientifica.
I due scienziati, di cui uno matematico-statistico (ora nel Laboratorio di Biologia Computazionale) e uno biologo (Laboratorio di Virologia Tumorale), hanno lasciato mogli, figli e famiglia che sono dei rifugiati interni – nascosti dal regime e non liberi di circolare, in quanto appartenenti a minoranze.
“Abbiamo comunicato con i due scienziati anche tramite WhatsApp in quanto meno intercettabile delle e-mail. Per quanto informale, questometodo di comunicazione ci ha aiutato a ottenere un piccolo miracolo, portando i due borsisti a Trieste – con un impegno coordinato di diversi uffici dell’ICGEB. Questo successo ha avuto risonanza a Roma, che finanzierà un programma di 10 borse di studio per scienziati afgani con focus su donne e minoranze. Abbiamo avviato anche una campagna di fundraising, tramite la quale tutti potranno contribuire, anche con somme ridotte, a permettere a più scienziati afgani di venire a lavorare in uno dei nostri laboratori.”
ICGEB: Supporto agli scienziati afgani (articolo in lingua inglese)