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Covid, un farmaco usato da 50 anni blocca il danno ai polmoni

7 April 2021: su Nature, Ricercatori di Londra e Trieste hanno scoperto il meccanismo che porta alla fusione delle cellule infettate da Sars-Cov-2 e alla molecola in grado di bloccare questo processo.

Utilizzando uno screening robotizzato su oltre 3.000 farmaci già approvati per la terapia di diverse malattie, un gruppo di ricercatori italiani e inglesi, guidati da Mauro Giacca, ha scoperto che la Niclosamide, un farmaco usato da più di 50 anni per le infezioni intestinali, è in grado di bloccare gli effetti dannosi che la proteina Spike di Sars-CoV-2 causa alle cellule. La ricerca è stata condotta nei laboratori del King’s College London, ICGEB Trieste e dell’Università di Trieste.

La Niclosamide è un farmaco sintetizzato negli anni ’70 del secolo scorso e usato a partire dal 1982 per la terapia delle infezioni intestinali dovute alla tenia. Il nuovo studio mostra come questo farmaco, inibendo TMEM16 e la fusione delle cellule, blocca anche la replicazione del virus. Sulla base di questi risultati, una sperimentazione clinica su 120 pazienti è già partita in India, dove l’infezione è ancora molto diffusa. La Niclosamide è somministrata ai pazienti ricoverati in ospedale con Covid-19.

“Siamo molto eccitati dai nostri risultati” afferma Mauro Giacca, “per almeno due motivi. Primo, perché abbiamo scoperto un meccanismo completamente nuovo, attivato dalla proteina Spike e importante per il virus. Le nostre ricerche mostrano come Spike attivi una famiglia di proteine della cellula, chiamate TMEM16, che sono indispensabili per la fusione cellulare. Secondo, perché questo meccanismo è anche alla base dell’attivazione delle piastrine, e potrebbe quindi anche spiegare perché il 70% dei pazienti con Covid-19 grave sviluppa una trombosi. E ora sappiamo che c’è almeno un farmaco, la Niclosamide, in grado di bloccare questo meccanismo.”

“Grazie ad un team di scienziati davvero fantastico, è stato un viaggio scientifico davvero entusiasmante”, aggiunge Luca Braga, primo autore della ricerca e Group Leader del team Functional Cell Biology dell’ICGEB, “in questo studio descriviamo per la prima volta un nuovo meccanismo mediato da Sars-CoV-2 Spike. Anche se resta ancora molto da capire su questo virus, questo studio è un ottimo esempio di come la combinazione di screening basati su immagini e analisi cellulari innovative sia un approccio molto efficace nella dissezione di meccanismi molecolari complessi. Non vedo l’ora di utilizzare questa tecnologia per analizzare ulteriormente la fisiopatologia della malattia Covid-19.”

La ricerca è stata condotta nei laboratori diretti da Giacca alla School of Cardiovascular Medicine & Sciences del King’s College London, l’ICGEB di Trieste e l’Università di Trieste, con la collaborazione l’Istituto di Anatomia Patologica, e con la collaborazione di altri gruppi di ricerca del King’s College, Imperial College London e dell’Istituto di Biofisica del CNR di Trento.

Riferimenti:

Braga, L., Ali, H., Secco, I. et al. Drugs that inhibit TMEM16 proteins block SARS-CoV-2 Spike-induced syncytia. Nature (2021). https://doi.org/10.1038/s41586-021-03491-6

Bussani, R., Schneider E., Zentilin, L. et al. Persistence of viral RNA, pneumocyte sncytia and thrombosis are hallmarks of advanced COVID-19 pathology. Lancet EBioMedicine (2020). https://doi.org/10.1016/j.ebiom.2020.103104

Video time lapse che mostra le cellule con SARS-CoV-2 Spike